L'Adorazione che porta la Gloria 3°Parte
PREDICAZIONE DEL 17 NOVEMBRE 2024:
Pastore Antonio Russo
L'ADORAZIONE CHE PORTA LA GLORIA 3°Parte
Siamo giunti alla terza parte del nostro tema riguardante “l'Adorazione che porta la Gloria” e attira la presenza di Dio. Quindi, continueremo approfondendo la differenza tra la lode e l'adorazione, riconoscendo che entrambe coinvolgono il nostro essere nella sua totalità: spirito, anima e corpo. Essendo esseri trini, non possiamo adorare Dio in modo distaccato; ogni parte di noi deve partecipare in armonia, con lo spirito che tocca l’anima e il corpo che manifesta questa interazione. Quante volte ci siamo ritrovati a compiere gesti nell’adorazione senza comprenderne il significato? Ora desideriamo maggiore chiarezza, perché queste realtà sono preziose e ci aiutano a vivere con profondità l’esperienza della presenza divina. Spesso associamo l’adorazione al ritmo dei canti, ma non è una questione di velocità o stile: adorare riguarda il cuore, perciò è fondamentale imparare a rispondere alla presenza di Dio non con gesti distratti, ma con tutto il nostro essere. Nell’adorazione accadono miracoli: guarigioni fisiche, restaurazioni, e persino manifestazioni straordinarie come la rigenerazione di organi o situazioni finanziarie che si sbloccano. Tali eventi soprannaturali, come l’apparizione di oro o pietre preziose durante l’adorazione, non sono per il nostro beneficio materiale, ma per rivelare la Maestà di Dio. La nostra parte è adorare Dio con tutto il cuore, e Lui farà la Sua, manifestando la gloria e compiendo opere straordinarie. Vogliamo raggiungere livelli più alti di adorazione, certi che alla Sua presenza siamo trasformati di gloria in gloria, come insegna Paolo nella lettera ai Corinzi.
2°Corinzi 3:18; 18 E noi tutti, a viso scoperto, contemplando come in uno specchio la gloria del Signore, siamo trasformati nella sua stessa immagine, di gloria in gloria.
Dio desidera condurci in una nuova dimensione della Sua gloria, un luogo dove la Sua presenza rimane costante, permettendoci di vivere permanentemente nella manifestazione della Sua Shekinah. Quando dedichiamo un luogo specifico per incontrare Dio, come una cameretta di preghiera, quel luogo diventa saturo della Sua presenza, e chiunque entri percepisce immediatamente la Sua gloria. Nell’adorazione a Dio, entriamo in una dimensione di gloria che cambierà radicalmente la nostra vita, rendendola un riflesso della Sua Maestà. Un esempio di come vivere impregnati dalla presenza di Dio è Charles Finney, un grande uomo di Dio vissuto nel 1800. La sua vita era una testimonianza costante della gloria divina: persone venivano compunte di peccato anche senza che lui dicesse una parola, semplicemente trovandosi nelle sue vicinanze. Anche noi siamo chiamati a vivere portando la gloria di Dio ovunque, non come un’esperienza occasionale, ma come una realtà costante. La gloria di Dio si manifesta quando Lo adoriamo con tutto il nostro essere, stabilendo un livello della Sua presenza che cresce continuamente, da gloria in gloria e da fede in fede, come avviene nel cammino spirituale, e per vivere questa realtà, è essenziale sapere come adorare Dio. La Scrittura ci insegna che Dio non cerca adorazione, ma adoratori: persone che lo adorino in “spirito e verità”. Non possiamo controllare o limitare ciò che Dio fa, ma dobbiamo imparare a lasciare andare le nostre preoccupazioni e affidarci completamente a Lui. Per crescere nella presenza di Dio, dobbiamo mantenere un cuore umile, come dice la Scrittura nei Vangeli.
Giacomo 4:6; 6 Ma egli dà una grazia ancor più grande; perciò dice: «Dio resiste ai superbi e dà grazia agli umili».
L’umiltà ci rende capaci di imparare dallo Spirito Santo e ci prepara a vivere una vita di adorazione eterna. Ora, per comprendere meglio le differenze tra la lode e l’adorazione, è necessario stabilire alcune fondamenta solide. La lode è la proclamazione della grandezza di Dio, mentre l’adorazione riguarda l’attitudine del cuore. Spesso si tende a confondere l’adorazione con canti lenti e la lode con canti veloci, ma questo non è corretto per le loro differenti proprietà, infatti, come già detto, adorare è un atto del cuore, mentre lodare è esaltare e dichiarare chi Dio è. La Bibbia ci offre un’immagine potente di questa proclamazione:
Salmo 48:1; 1 Grande è l'Eterno e degno di somma lode nella città del nostro DIO, sul suo monte santo.
Nell'intero Salmo 48, Davide ci mostra come Gerusalemme, circondata da montagne, diventava il centro della lode a Dio, dove la Sua potenza era proclamata e temuta dai nemici. Durante il regno di Davide, la lode era costante, tanto che sul Monte di Sion, la tenda di Davide ospitava cantori e suonatori che, per 33 anni, giorno e notte, non cessavano mai di esaltare Dio. Questo periodo simboleggia la vita terrena di Gesù e ci ispira a mantenere una lode continua nella nostra vita. Proclamare e dichiarare la grandezza di Dio significa utilizzare la nostra bocca per parlare di chi Lui è e di ciò che fa. Dio vuole insegnarci a manifestare una lode esplosiva, perché noi, come Suo popolo, dobbiamo conoscere il grido di giubilo e rallegrarci nella Sua presenza. Ma approfondiremo il tema della lode in un'altra occasione; ora torniamo a parlare soprattutto di adorazione, continuando ad approfondirne il significato. L'adorazione implica un atto di riverenza e profondo rispetto, in cui l'adoratore vive in umiltà, riconoscendo che solo Dio può fare ogni cosa. Quando ci prostriamo davanti al Re dei re, dichiariamo la nostra dipendenza da Lui in un atto che coinvolge tutto il nostro essere, perché l’adorazione non è solo un gesto, ma una condizione del cuore. Essere adoratori in spirito e verità, come insegnava Gesù, è la chiave per mantenere viva la presenza di Dio nelle nostre vite. Il risveglio spirituale nasce dentro di noi e poi si estende alla comunità, trovando forza in una vita di adorazione autentica che mantiene vivo il suo fuoco. L’adorazione richiede tempo e dedizione, non può essere vissuta come un momento fugace, ma ci invita a fermarci e ad aspettare per immergerci nella gloria di Dio, permettendo così allo Spirito Santo di agire profondamente in noi. La fame spirituale è ciò che ci mantiene in una dimensione di gloria, perché senza desiderare Dio, non possiamo crescere nella Sua presenza. Una vita spiritualmente sana desidera sempre di più il Suo tocco, infatti il nostro modo di adorare riflette un'attitudine interiore che si manifesta anche attraverso il corpo. Nella Scrittura, sia in ebraico che in greco, l’adorazione è descritta come un atto fisico. La parola ebraica deriva da una radice che suggerisce l’idea di inginocchiarsi davanti al Re, esprimendo sottomissione e umiltà, mentre in greco il termine “Proskunèo” combina il significato di “verso” e “baciare”, descrivendo un atto fisico di venerazione, come baciare mani o piedi. Questo ci conferma che l’adorazione non è solo un fatto spirituale, ma coinvolge il corpo. La donna siro-fenicia, menzionata in Matteo 15, ci offre un esempio di adorazione che attira l'attenzione di Gesù; infatti, anche dopo essere stata ignorata nonostante avesse gridato il Suo nome, ella l’adorò inginocchiandosi e chiedendo aiuto. Il suo gesto fisico era un riflesso di umiltà interiore, mostrando che l’adorazione non è solo gridare, ma esprimere una vera attitudine di riverenza. L’adorazione si manifesta attraverso il nostro corpo, con posture fisiche, servizio e sacrificio, ed è un atto che nasce da un cuore umile che si offre senza secondi fini, non per ottenere miracoli, ma per donarsi completamente al nostro Re.
Romani 12:1; 1 Vi esorto dunque, fratelli, per le compassioni di Dio, a presentare i vostri corpi, il che è il vostro ragionevole servizio, quale sacrificio vivente, santo e accettevole a Dio.
Questo implica che chi adora è anche un servitore, perché la vera adorazione non si limita alla contemplazione, ma include il servizio. Prima di conoscere Gesù, cercavamo di colmare il bisogno innato di adorare, rivolgendoci a qualcosa o qualcuno, ma solo la vera adorazione a Dio può riempire il vuoto che portiamo dentro. Gesù ha parlato della vera e della falsa adorazione, e affermare "Non sono molto emotivo" non può essere una giustificazione. Le persone più appagate sono gli adoratori, coloro che stanno alla presenza di Dio e Lo adorano con tutto il cuore. Sapete, così come l'amore è essenziale, anche l'adorazione lo è: noi non possiamo vivere senza adorare, così come Dio, essendo amore, non può fare a meno di amare tutti incondizionatamente e senza distinzione. Ora osserviamo le posture del corpo che assumiamo mentre adoriamo alla Sua presenza, manifestazioni fisiche che esprimono un’attitudine di umiltà, rispetto e riverenza verso Dio. Ogni postura ha la sua importanza, non tanto per un ordine gerarchico, ma per il modo in cui esprime il nostro cuore. Molte persone incrociano le braccia alla presenza di Dio, ma questa postura, che esprime chiusura, orgoglio e autosufficienza, non è adatta per adorarlo, perché comunica un atteggiamento di indipendenza e distacco. Come i comportamenti di chiusura sono visibili, lo sono anche quelli di apertura verso Dio: tenere le braccia conserte esprime chiusura, mentre aprirle indica disponibilità e accoglienza per rispondere alla Sua presenza. Ora esaminiamo le varie posture del corpo che possiamo assumere quando adoriamo Dio:
Prima postura: Battere le mani. Battere le mani è una delle posture più semplici.
Salmo 47:1; 1 «Battete le mani, o popoli!»
Quando battiamo le mani a Dio, non esaltiamo il Suo ego, perché Egli è già grande e onnipotente, ma rendiamo gloria al Suo nome. Questo è diverso dagli applausi rivolti agli uomini, come agli artisti famosi: solo Dio è degno del nostro applauso, perché è il nostro Creatore e Redentore. Quando applaudiamo per una testimonianza o una parola rivelata, lo facciamo per glorificare ciò che Dio ha compiuto, offrendo a Lui l'adorazione e la gloria che Gli spettano, e non per esaltare le persone.
Seconda postura: Gridare con voce di giubilo.
Salmo 47:1; 1 «Celebrate Dio con grida di giubilo.»
Quando gridiamo a Dio, manifestiamo la nostra gioia e il nostro entusiasmo per chi Egli è.
Terza postura: Danzare davanti all’Eterno. La danza è un’espressione fisica profondamente legata alla nostra adorazione, perché riflette l’attitudine del nostro cuore.
2°Samuele 6:14; 14 Davide danzava con tutte le sue forze davanti all'Eterno, cinto di un efod di lino.
Davide ci mostra un esempio straordinario di adorazione autentica, danzando con gioia e umiltà davanti a Dio, spogliandosi della sua regalità per esaltare il Signore. Sua moglie Mical lo criticò e, per questo, rimase sterile, ma Davide rispose con determinazione, affermando che avrebbe fatto ancora di più per onorare Dio. Questo episodio ci insegna a non giudicare chi esprime la propria adorazione in modi diversi dai nostri, perché la danza, come postura significativa, coinvolge tutto il nostro essere e onora profondamente Dio.
Quarta postura: Inchinarsi al cospetto del Re dei re.
Esodo 4:31; 31 Così il popolo credette. Essi compresero che l'Eterno aveva visitato i figli d'Israele e aveva veduto la loro afflizione; e si inchinarono e adorarono.
Piegare il volto davanti al Signore con un inchino è un atto di umiltà e rispetto, un'espressione profonda di adorazione che non richiede parole ma manifesta l'attitudine del nostro cuore. Così come nelle culture orientali, come quella cinese o giapponese, l'inchinarsi è un segno di rispetto, noi, nell'adorazione, chiniamo il nostro capo come atto di umiltà davanti a Dio, dichiarando la nostra disposizione ad accoglierLo e a vivere nella Sua presenza.
Quinta postura: Alzare le mani al Signore.
Salmo 63:4; 4 Così ti benedirò finché io vivo e nel tuo nome alzerò le mie mani.
Alzare le mani è un atto di ringraziamento che ci apre un ingresso più veloce nella presenza di Dio. Ringraziare Dio è una chiave per entrare nella Sua presenza, e dobbiamo farlo con sincerità, riconoscendo ciò che Egli ha fatto per noi, specialmente attraverso il sacrificio di Gesù. In ebraico, “Todà”, significa ringraziare, e ogni volta che alziamo le mani, stiamo salutando il Re dei re e ringraziando per il Suo amore.
Sesta postura: Allargare le braccia davanti a Dio.
Allargare le braccia, a differenza di alzare le mani in segno di ringraziamento, è un gesto di accoglienza.
Salmo 143:6; 6 Protendo le mie mani verso di te; …
Quando apriamo le braccia, siamo disposti a ricevere, come quando vogliamo abbracciare qualcuno. Allo stesso modo, allargando le braccia verso Dio, Gli esprimiamo la nostra apertura a ricevere il Suo amore e la Sua presenza, dicendo: "Signore, io mi dispongo a ricevere tutto l'amore che hai per me".
Settima postura: Inginocchiarsi davanti al Padre.
Inginocchiarsi è un atto di totale sottomissione, come vediamo nelle Scritture, dove Salomone fece costruire un luogo al centro del cortile appositamente per questo.
2°Cronache 6:13; 13 (Salomone infatti aveva fatto costruire una tribuna di bronzo, lunga cinque cubiti, larga cinque cubiti e alta tre cubiti, e l'aveva posta in mezzo al cortile; egli vi salì, si inginocchiò di fronte a tutta l'assemblea d'Israele, stese le mani verso il cielo),
Anche l’apostolo Paolo pregava inginocchiato, come leggiamo nella lettera agli Efesini:
Efesini 3:14; 14 Per questa ragione, io piego le mie ginocchia davanti al Padre del Signor nostro Gesù Cristo,
Inginocchiarsi è un atto che riconosce in modo profondo che Dio è il nostro Signore, Creatore e Sovrano su ogni cosa, esprimendo umiltà e sottomissione alla Sua autorità. Un giorno, come afferma Filippesi 2:10-11, “ogni ginocchio si piegherà e ogni lingua confesserà che Gesù è il Signore”, ma noi non vogliamo aspettare quel giorno: adoriamo inginocchiandoci oggi, dichiarando la nostra totale dipendenza da Lui.
Ottava postura: Prostrarsi con la faccia a terra.
Il più grande atto di adorazione descritto nella Bibbia è prostrarsi con il volto a terra davanti a Dio, esprimendo una totale dipendenza da Lui, riconoscendo che senza la Sua forza non possiamo fare nulla, arrendendoci completamente alla Sua volontà. Questo atto di adorazione, che riconosce la nostra totale arrendevolezza alla Sua volontà, è l'opposto dell'indipendenza che Adamo ed Eva, cercarono nel peccato, esso ci invita a rimanere dipendenti da Dio in ogni momento della nostra vita.
Tutte queste posture, dal battere le mani al prostrarsi, ci insegnano che l’adorazione non è solo un sentimento, ma un atto che coinvolge ogni parte di noi: spirito, anima e corpo. Nel nostro cuore deve crescere il desiderio di essere adoratori che rispondono alla presenza di Dio con gratitudine e umiltà, riconoscendo che Egli è degno di tutta la nostra adorazione e lode.