Costringili ad entrare

 

 

PREDICAZIONE DEL 01 SETTEMBRE 2024:

Pastore Antonio Russo

 

COSTRINGILI AD ENTRARE

 

Il tema che affrontiamo è tratto dal Vangelo di Luca, dove riceviamo l'urgente comando di “costringerli ad entrare”, riferito ai perduti, affinché la casa di Dio sia piena. Esso è un richiamo potente alla missione che Dio ci ha affidato: annunciare l'opera della croce a coloro che non conoscono ancora Gesù. Questo non è un compito che può essere portato avanti solo dal Pastore; richiede la partecipazione attiva di ciascuno di noi, i discepoli, per rispondere pienamente al mandato divino, perché da soli possiamo andare veloci, ma insieme possiamo andare lontano. Questo ci indica che siamo strumenti nelle Sue mani, chiamati a seguire la Sua volontà e a proclamare fedelmente ciò che lo Spirito Santo ci comunica. Sapete, il desiderio di Dio e di ogni Pastore è vedere la Sua casa riempirsi di anime; con la missione, Dio ci dona la visione e la strategia per realizzarla, permettendoci di comprendere chiaramente il “dove”, il “come” e il “perché” del nostro operato. Quindi, la prima cosa da considerare è: cos'è il “dove”? Il “dove” riguarda il riempire la casa di Dio, il che significa portare anime al Signore.

Luca 14:23; 23 Allora il signore disse al servo: "Va' fuori per le vie e lungo le siepi e costringili ad entrare, affinché la mia casa sia piena.

Il signore che parla nella parabola rappresenta il nostro Padre celeste, il quale desidera che la Sua casa sia piena di anime salvate, strappate dall'inferno e inserite nel Suo proposito e nella Sua volontà. Abbiamo quindi chiarito il “dove”; ora, cosa dire del “perché”? Sappiate che, nel servire Dio, Egli non chiede le nostre abilità né le nostre capacità, ma solo la nostra disponibilità, perché, come dice la Bibbia, tutto è pronto ed è già stato pagato.

Luca 14:17; 17 e, all'ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: "Venite, perché è già tutto pronto".

Quindi, tutto è già pronto, e il nostro compito è semplicemente ubbidire a ciò che Dio ci chiede di fare. Sappiamo che viviamo negli ultimi tempi, e questo significa che la grande raccolta di anime, strappate dal mondo e portate nel Regno di Dio, è già iniziata e si diffonderà sempre di più. Ma come possiamo contribuire a questa grande raccolta? Gesù ci ha trasmesso la visione di evangelizzare il mondo, e Dio ci chiama a testimoniare la Sua gloria, non a chiuderci in noi stessi. L'evangelizzazione del mondo e il discepolato delle nazioni hanno motivo di esistere perché Gesù ce lo ha comandato. La messe è pronta e il processo per nutrire le persone con la presenza di Dio è già avviato; mentre raccogliamo anime, dobbiamo guidarle attraverso un percorso di discepolato, affinché diventino veri discepoli di Gesù, perché questo è il Suo cuore: vedere la Sua casa piena. Quindi, la domanda successiva è: "come" lo faremo? La strategia per realizzare la nostra missione di discepolato e raccolta delle anime è semplice e potente: condividere l'Evangelo "uno a uno", o, come si suol dire, “bocca a bocca”. Gesù ci ha comandato di fare discepoli in tutto il mondo, e questo processo inizia con la condivisione personale, da persona a persona. Quando condividiamo ciò che Dio ha fatto nelle nostre vite, dimostriamo che Egli può fare lo stesso per gli altri; non è necessario essere speciali, ma solo disponibili a testimoniare. Le persone intorno a noi, come amici, parenti o conoscenti, conoscono le nostre difficoltà passate, e vedere come Dio ha trasformato le nostre vite sarà per loro una garanzia della Sua potenza e del Suo amore. La nostra meta è chiara: ogni discepolo deve formare un altro discepolo, guidando coloro che incontriamo attraverso un processo di formazione spirituale, dalla conversione alla maturità. Attraverso la nostra sfera di influenza, possiamo attuare questa strategia, raggiungendo persone intorno a noi, spesso, più di quanto immaginiamo. Nel libro degli Atti leggiamo della nostra sfera d'influenza e di come siamo stati equipaggiati per far conoscere il messaggio di salvezza di Cristo alle persone che ci circondano.

Atti 1:8; 8 Ma voi riceverete potenza quando lo Spirito Santo verrà su di voi, e mi sarete testimoni in Gerusalemme e in tutta la Giudea, in Samaria e fino all'estremità della terra».

Quindi, non dobbiamo fare tutto con le nostre forze, perché Gesù ci ha promesso potenza attraverso lo Spirito Santo, sapendo che a volte, quando tentiamo di servire Dio da soli, finiamo per svuotarci. Dio ci ha equipaggiato per essere testimoni della Sua potenza e della Sua gloria nel nome di Gesù. Sapete, Gerusalemme, il luogo più alto della Giudea, è dove Gesù ha dato ai Suoi discepoli il grande mandato. E qual è la nostra sfera di influenza? Proprio come Gerusalemme rappresentava il luogo dove i discepoli erano conosciuti, anche la nostra sfera di influenza inizia dalla nostra casa, dalla nostra famiglia, dai nostri amici, colleghi, vicini e dalla nostra città: questo è il luogo dove Dio ci chiama a essere Suoi testimoni. Un esempio di questo lo vediamo nella storia della donna samaritana. Gesù, trovandosi da solo con lei, ha iniziato un dialogo nonostante le tensioni razziali tra giudei e samaritani. La donna inizialmente vedeva Gesù come un giudeo, quindi un nemico, ma poi lo riconosce come profeta, e infine come il Cristo, l’Unto di Dio. Questo incontro trasformò la vita della donna, tanto che lasciò il suo secchio e corse a raccontare a tutti ciò che aveva scoperto.

Giovanni 4:39-40; 39 Ora, molti Samaritani di quella città credettero in lui, a motivo della parola che la donna aveva attestato: «Egli mi ha detto tutte le cose che io ho fatto».

Come la Samaritana, siamo chiamati a testimoniare Cristo, affinché coloro che ci conoscono vedano il cambiamento che Gesù ha operato nelle nostre vite e credano grazie alla nostra testimonianza. Dio ci chiama a coinvolgerci pienamente nell'evangelismo "uno a uno", condividendo il Vangelo con coloro che ci circondano, proprio come fece la Samaritana con la sua comunità.

Verso 40; 40 Quando poi i Samaritani vennero da lui, lo pregarono di restare con loro; ed egli vi rimase due giorni.

Quindi, i samaritani credettero in Gesù non solo a causa della testimonianza della donna, ma anche perché sperimentarono personalmente chi fosse il Cristo. La loro fede si rafforzò quando incontrarono Gesù di persona, comprendendo che era veramente il Salvatore. Allo stesso modo, noi siamo chiamati a condividere il Vangelo e a guidare gli altri verso un'esperienza personale con Cristo, non solo a testimoniarlo a parole. La visione di Dio è che le persone incontrino direttamente Gesù, non solo attraverso noi, ma attraverso una connessione personale con Lui. Mentre iniziamo a evangelizzare, dobbiamo partire dalla nostra sfera di influenza, che include la nostra famiglia, amici e comunità, e poi estenderci a quelli più lontani, come indicato da Gesù. Questo processo inizia con la preghiera, che ci guida e ci sostiene nella nostra missione di raggiungere tutti. La volta scorsa ci sono state poste domande che ci hanno messo in crisi e che continuano a interrogarci: siamo disposti a dare la nostra vita per i nostri cari, come figli, coniugi e familiari? Dio non ci chiede di morire per loro, ma di pregare e intercedere fino a vedere la loro salvezza. Molti sarebbero pronti a sacrificarsi, ma pochi sono disposti a pregare con perseveranza; Dio ci chiama invece a reclamare la salvezza dei nostri cari e a dare testimonianza del Suo Regno. Nel Vangelo di Luca approfondiremo la strategia alla luce della Parola, ma è essenziale ricevere l’impartizione e il peso necessario per adempiere l’opera di Dio. I tempi che viviamo sono rivelati attraverso tre fondamenti: la Parola di Dio che ce ne parla, lo Spirito Santo che ce li rivela, e le feste del Signore, ovvero le feste dell’Eterno. Attualmente siamo nella festa della Pentecoste, un segno che il ritorno di Gesù è imminente; chiediamoci se preferiremmo che i nostri cari rimanessero qui in caso di ritorno di Gesù, o se desideriamo che siano con noi in cielo. Stiamo vivendo gli ultimi tempi prima del rapimento della Chiesa e, come già detto, prima di questo evento ci sarà la grande raccolta.

1°Tessalonicesi 5:1-11; 1 Ora, quanto ai tempi e alle stagioni, fratelli, non avete bisogno che ve ne scriva, 2 poiché voi stessi sapete molto bene che il giorno del Signore verrà come un ladro di notte. 3 Quando infatti diranno: «Pace e sicurezza», allora una subitanea rovina cadrà loro addosso, come le doglie di parto alla donna incinta e non scamperanno affatto. 4 Ma voi, fratelli, non siete nelle tenebre, così che quel giorno vi sorprenda come un ladro. 5 Voi tutti siete figli della luce e figli del giorno; noi non siamo della notte né delle tenebre. 6 Perciò non dormiamo come gli altri, ma vegliamo e siamo sobri. 7 Infatti coloro che dormono, dormono di notte, e coloro che s'inebriano, s'inebriano di notte. 8 Ma noi, poiché siamo del giorno, siamo sobri, avendo rivestito la corazza della fede e dell'amore, e preso per elmo la speranza della salvezza. 9 Poiché Dio non ci ha destinati all'ira, ma ad ottenere salvezza per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo, 10 il quale è morto per noi perché, sia che vegliamo sia che dormiamo, viviamo insieme con lui. 11 Perciò consolatevi gli uni gli altri ed edificatevi l'un l'altro, come già fate.

Il ritorno di Gesù sarà improvviso, come un ladro di notte, e mentre il mondo cercherà sicurezza e pace terrene, l'inaspettata rovina verrà su di loro, ma noi, come credenti, non dobbiamo essere nelle tenebre. Siamo figli della luce e del giorno, chiamati a essere sobri, avveduti e rivestiti della corazza della fede e dell'amore, con la speranza della salvezza come elmo. Dio non ci ha destinati all'ira, ma alla salvezza attraverso Gesù Cristo, che è morto per noi. Siamo dunque esortati a discernere i tempi in cui viviamo e a non essere superficiali, perché tutti i segni degli ultimi tempi, tranne la raccolta finale, si sono adempiuti. Siamo alle soglie di questa raccolta, in cui moltitudini si convertiranno a Cristo in tutto il mondo, e la Chiesa non deve dormire, ma deve prepararsi e partecipare attivamente a questa grande opera, sapendo che la base che ci svela i tempi in cui viviamo è “la Parola”, “lo Spirito Santo” e “le feste dell'Eterno”.

Luca 14:12-21; 12 Or egli disse a colui che lo aveva invitato: «Quando fai un pranzo o una cena, non chiamare i tuoi amici, né i tuoi fratelli, né i tuoi parenti, né i vicini ricchi, affinché essi non invitino a loro volta te, e ti sia reso il contraccambio.

Quando organizziamo un pranzo o una cena, quante volte ci siamo ritrovati a invitare amici e parenti? Sapete, è naturale scegliere coloro che potrebbero ricambiare l’invito, magari invitandoci a loro volta in futuro, come quando abbiamo invitato gli amici al nostro matrimonio, ma Gesù ci invita a riflettere sulle nostre motivazioni.

Verso 13-15; 13 Ma quando fai un banchetto, chiama i mendicanti, i mutilati, gli zoppi, i ciechi; 14 e sarai beato, perché essi non hanno modo di contraccambiarti; ma il contraccambio ti sarà reso alla risurrezione dei giusti». 15 Or uno dei commensali, udite queste cose, gli disse: «Beato chi mangerà del pane nel regno di Dio».

Prima di tutto, Gesù ci invita a fare una cosa molto importante: esaminare la motivazione del nostro cuore. Perché facciamo ciò che facciamo? Qual è il motivo che ci spinge? In altre parole, quando inviti qualcuno, non dovresti aspettarti nulla in cambio, perché la motivazione del nostro cuore determinerà il risultato finale. Se le nostre motivazioni sono sbagliate, il risultato sarà come un fuoco estraneo sul nostro altare; infatti, quando agiamo senza essere guidati dall'amore e dalla volontà di Dio, il fuoco che ne scaturisce sarà sempre estraneo.

Verso 16; 16 Allora Gesù gli disse: «Un uomo fece una gran cena e invitò molti;

Gesù, a questo punto, inizia a parlare in parabole, che sono racconti terreni di verità celesti e soprannaturali, resi comprensibili per noi. Gesù stesso disse: "A voi è dato di conoscere i misteri del regno di Dio; ma agli altri è dato in parabole, affinché vedendo non vedano e udendo non intendano." Questo significa che chi non ha il desiderio di conoscere Dio non riceverà le Sue verità, mentre ai Suoi discepoli Egli spiegava tutto chiaramente. Gesù spesso parla delle motivazioni del cuore e, se abbiamo fame della Sua presenza e della Sua Parola, siamo pronti a ricevere rivelazioni dal cielo, perché lo Spirito Santo si rivela a chi ha questa fame; così, la profondità del messaggio non dipende solo da chi predica, ma anche dalla fame spirituale di chi ascolta. L'uomo descritto nel verso che abbiamo letto rappresenta il nostro Padre celeste, che ha invitato molti. Sapete, "invitare" significa chiamare, e Dio chiama tutti senza esclusioni, perché nel Suo piano sono incluse le moltitudini; tuttavia, Gesù ci ricorda che "molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti." Gli eletti sono quelli che rispondono alla chiamata di Dio, accettando di compiere la Sua volontà e il proposito che ha preparato per la loro vita. Ognuno di noi ha un proposito e Dio ci invita a realizzarlo; infatti, non siamo salvati solo per occupare un posto in chiesa, ma per fare la Sua opera e compiere la Sua volontà. Purtroppo, solo pochi rispondono sinceramente con un "sì" a Dio, come hanno fatto Mosè, Samuele e Isaia; anche noi dovremmo dire: "Eccomi, Signore, sono al tuo servizio e pronto a morire a me stesso per fare la tua volontà." Quindi, molti sono chiamati, ma pochi sono quelli che accettano di essere gli eletti.

Verso 17; 17 e, all'ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: "Venite, perché è già tutto pronto".

Quindi, non dobbiamo preparare nulla, perché Dio ha già preparato ogni cosa. Gli inviti umani sono opzionali; possiamo scegliere se partecipare o meno senza che questo cambi nulla, ma quando Dio ci invita, non è un'opzione, è un comando; Dio ci sta dando un ordine.

Verso 18; 18 Ma tutti allo stesso modo cominciarono a scusarsi. Il primo gli disse: "Ho comprato un podere e devo andare a vederlo; ti prego di scusarmi".

Chi sono gli invitati? Siamo tutti invitati, inclusi noi stessi, eppure, nonostante tutti avessero una buona condizione sociale, economica, mentale ed emozionale, iniziarono a scusarsi. Davanti a Dio, tutte le scuse sono peccati, perché il peccato è la trasgressione dei Suoi comandi e della Sua Parola. Le scuse sono menzogne e differiscono dalle giustificazioni, che sono situazioni reali, come avere la febbre alta. Ad esempio, la prima scusa che troviamo nel verso, "Ho comprato un pezzo di terreno e devo andarlo a vedere", non è valida, perché normalmente si ispeziona un terreno prima di acquistarlo. Le scuse basate su questioni personali o affari sono spesso solo pretesti per evitare di rispondere all'invito di Dio.

Verso 19; 19 E un altro disse: "Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego di scusarmi".

La seconda scusa è simile alla prima e non regge, infatti, normalmente si testano i buoi prima di acquistarli, proprio come si farebbe con un'auto. Le scuse sono insensate, come le prime legate agli affari e le seconde legate al lavoro, rappresentato dai buoi. Molti usano il lavoro come scusa per non dedicarsi alla conquista delle anime, alla preghiera, alla partecipazione in chiesa, alla casa di pace o al discepolato, ma questa è una futile scusa.

Verso 20; 20 Un altro ancora disse: "Ho preso moglie e perciò non posso venire".

La terza scusa, rappresentata dalla famiglia, un'istituzione divina e sacra, può diventare un ostacolo se non è messa nella giusta priorità. Molti usano la famiglia come scusa per non servire Dio, come dimostra il terzo uomo che dice: "Non posso venire perché ho preso moglie". Tuttavia, tutto ciò che mettiamo prima di Dio può diventare un'idolatria e alla fine potremmo perdere proprio ciò che abbiamo idolatrato. La Bibbia ci insegna a cercare prima il Regno di Dio e la Sua giustizia, un principio che si applica anche alla gestione della nostra famiglia. Quindi, è essenziale mettere ordine nelle nostre priorità affinché lavoro, affari e famiglia rimangano benedizioni e non diventino maledizioni. Dio desidera che mariti e mogli servano insieme il Signore, anche se i loro ruoli possono essere differenti. Mettere Dio al primo posto non implica perfezione, ma significa riconoscere la Sua autorità e cercare il modo migliore per onorarlo, servendolo con eccellenza nella nostra vita familiare. Quando il cuore dei coniugi è retto davanti a Dio, la famiglia non subisce danni.

Verso 21; 21 Così quel servo tornò e riferì queste cose al suo signore. Allora il padrone di casa, pieno di sdegno, disse al suo servo: "Presto, va' per le piazze e per le strade della città, conduci qua i mendicanti, i mutilati, gli zoppi e i ciechi".

Quel servo aveva trovato solo scuse deboli: affari, lavoro, famiglia, e quando riferì tutto al padrone di casa, quest'ultimo si sdegnò e il suo disappunto sarà il tema della nostra prossima riflessione. Per ora, dobbiamo considerare che Dio si sdegna verso coloro che offrono scuse insensate per non rispondere al Suo invito. Quindi, non usiamo scuse come la mancanza di tempo dovuta agli affari, al lavoro o alla famiglia per evitare di servire Dio; onoriamo la Sua chiamata per le nostre vite.

 

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