Esploratori?
PREDICAZIONE DEL 11 AGOSTO 2024:
Pastore Joe Porrello
ESPLORATORI?
Ciò che il Pastore Joe Porrello ha condiviso, riguarda un episodio accadutogli qualche tempo fa, quando si è imbattuto in un passo della Bibbia che conosciamo tutti, ma che merita una riflessione più profonda. La Bibbia ci racconta di Mosè, incaricato di prendere possesso di ciò che Dio gli aveva promesso. Quanti di noi hanno promesse divine da realizzare? Mosè si trova a dover reclamare quella che Dio gli ha fatto, ma, sorprendentemente, alla fine non riuscirà né a prendere né a vedere con i propri occhi la Terra Promessa; tuttavia, la promessa di Dio era così forte che si è comunque adempiuta, anche se non attraverso di lui. Tutto comincia con un sogno, con una parola di Dio, che spinge Mosè ad agire inviando 12 esploratori... o erano spie? Sapete, noi siamo abituati a chiamarli spie, ma la lettura di alcuni versi della Bibbia ci chiariscono la questione.
Numeri 13:1-2; 1 L'Eterno parlò a Mosè, dicendo: 2 «Manda degli uomini ad esplorare il paese di Canaan che io do ai figli d'Israele. Ne manderete uno per ogni tribù dei loro padri; siano tutti dei loro principi».
Mosè scelse uno per ogni tribù delle dodici e li inviò come esploratori, non come spie. Spesso usiamo il termine "spie" per abitudine, ma la Bibbia è chiara nel definirli esploratori. Il loro compito era semplice: esplorare la Terra Promessa, verificare se davvero scorreva latte e miele, e riportare un resoconto. Dopo 40 giorni, tornarono con prove dell'abbondanza del luogo, come il famoso grappolo d'uva gigante, simbolo della promessa. Tuttavia, su dodici esploratori, solo due riportarono un resoconto fedele alla promessa di Dio, mentre gli altri si lasciarono distrarre dai giganti e dalle difficoltà, dimenticando che il loro compito non era cambiare ciò che Dio aveva stabilito, ma raccontare fedelmente ciò che avevano visto. Questo ci insegna l'importanza del resoconto anche nella nostra vita di fede e nella leadership: un leader deve saper dare un rendiconto, senza paura di sottomettersi all'ordine di Dio, evitando di cadere nell'orgoglio di voler riscrivere il piano divino. Noi sappiamo che dei dodici esploratori inviati da Mosè, solo due, Giosuè e Caleb, riportarono un resoconto positivo e fedele alla promessa di Dio. Questi due furono gli unici tra i dodici a entrare nella Terra Promessa, poiché gli altri dieci morirono, insieme a un'intera generazione di increduli. Quando Giosuè si trovò di fronte all'ostacolo di Gerico per entrare nella Terra Promessa, inviò due esploratori o due spie per prepararsi alla conquista?
Giosuè 2:1; 1 Or Giosuè, figlio di Nun, mandò due uomini da Scittim per spiare di nascosto, dicendo: «Andate, ispezionate il paese e Gerico». Così essi andarono ed entrarono in casa di una prostituta, chiamata Rahab, e là alloggiarono.
Imparando dall'esperienza passata di Mosè, Giosuè capì che era meglio inviare due spie che agissero in segreto, piuttosto che mandare dodici esploratori. La differenza tra esploratori e spie è significativa: gli esploratori osservano il territorio alla luce del sole, senza nascondersi, ma non conquistano nulla; le spie, invece, agiscono nell'ombra per identificare i punti deboli del nemico e prepararsi a espugnare il territorio. Molti di noi vivono il cristianesimo come esploratori, passeggiando nella Terra Promessa senza mai conquistarla, un'esperienza frustrante simile a quella dei dieci esploratori che l'hanno vista e toccata, ma non l'hanno mai posseduta. Noi non vogliamo essere come loro; vogliamo essere come le due spie, pronte a reclamare ciò che ci spetta, a scoprire e distruggere ciò che il nemico ha costruito contro di noi, nel nome di Gesù. Queste due spie si nascosero nella casa di Rahab, una prostituta che, sorprendentemente, fa parte della genealogia di Gesù; consapevole della loro missione, lei le protesse mentendo persino al re per salvarle. Pur schiava del peccato, riconobbe che la liberazione della città avrebbe significato anche la sua salvezza. Per questo motivo, nasconde le spie e appende un fazzoletto rosso, simbolo di redenzione e segno visibile di salvezza, così, quando il popolo di Israele conquistò Gerico, la casa di Rahab, contrassegnata dalla bandiera di Cristo, fu risparmiata. Noi dobbiamo smettere di vivere il cristianesimo come esploratori, e iniziare a comportarci come spie, che si dedicano a reclamare ciò che Dio ci ha promesso. Spesso ci accontentiamo di esplorare i posti che Dio ci ha promesso senza realmente prenderli, come se fossimo in una passeggiata senza fine. È importante che noi cominciamo a muoverci come agenti segreti di Dio, determinati a distruggere ogni opera del nemico nel nome di Cristo, piuttosto che limitarsi a osservare senza agire. Quando Giosuè inviò le due spie, non furono mandate a osservare senza agire, ma a scoprire i punti deboli e prepararsi a conquistare. La differenza è che noi dobbiamo lavorare con la mentalità di una spia: il diavolo è sconfitto, e noi dobbiamo procedere come se ogni ostacolo fosse già stato superato. È interessante notare che sia Giosuè che Gesù mandarono due persone, seguendo la legge del testimone, per confermare la verità della missione. Come Pietro e Giovanni prepararono la Pasqua, così dobbiamo preparare noi stessi per il banchetto che Dio sta preparando. Dio ci sta dando qualcosa di nuovo e prezioso, e noi dobbiamo essere pronti a fare la differenza, non limitandoci a partecipare agli eventi e alle conferenze senza un vero impegno. Dobbiamo entrare nel nostro privato con Dio, lavorare come spie che agiscono nel segreto e aspettare che Dio muova tutto il resto; solo così, attraverso l'intimità con Dio, tutto cambierà attorno a noi. Quando le spie tornarono da Giosuè, gli riferirono che la terra era già loro, elencando tutto ciò che avevano osservato. Tuttavia, il loro resoconto non fu determinante per abbattere le mura di Gerico, poiché queste crollarono grazie all'obbedienza del popolo che marciò attorno ad esse in silenzio per sette giorni, come comandato da Giosuè. Allora, qual era lo scopo delle spie? In primo luogo, il loro compito servì a salvare Rahab; in secondo luogo, Giosuè sapeva che all'interno della città c'era una persona che condivideva la loro visione e portava una forza spirituale maggiore, proprio come lui e Caleb erano uniti nella loro fede. Quando Giosuè si trovò di fronte a Gerico, fu come se Rahab prendesse il ruolo di Caleb, confermando la sua lealtà e fede, pronta a conquistare ciò che Dio aveva promesso. Giosuè, quindi, preparò il popolo per prendere Gerico, non con armi convenzionali, ma con una strategia divina: girare attorno alle mura in silenzio per sette giorni, proprio come le spie che rimasero in silenzio mentre osservavano il nemico. Questa nuova generazione, obbediente e senza mormorii come la precedente, al settimo giorno, dopo aver girato sette volte, seguì il comando di Giosuè di alzare la voce e lodare Dio, facendo crollare le mura; e Rahab, che aveva protetto le spie, vide la sua salvezza realizzarsi grazie alla sua fede. Giosuè, che una volta esplorò la Terra Promessa senza essere compreso dai suoi compagni, ora entrava da conquistatore, dimostrando che Dio lo aveva scelto non solo per esplorare, ma per conquistare, come una spia che agisce con discernimento e determinazione. Dobbiamo smettere di agire come esploratori, gridando pubblicamente le nostre aspettative, e iniziare a lavorare nel segreto con Dio, rafforzando il nostro rapporto con Lui. Come Giosuè e Giovanni, dobbiamo imparare a stare in silenzio, ascoltare e permettere che Dio ci guidi nella conquista delle promesse che ci ha fatto. Giovanni, come Giosuè, quando mette piede nell'isola di Patmos, non lo fa come un esploratore, ma come un conquistatore, dicendo: “Questo è il mio posto segreto con Dio”, ed è lì che arriva l'Apocalisse, la Rivelazione, perché è tutta una questione di prospettiva. A volte, quando abbiamo un problema, lo esponiamo pubblicamente, come spesso accade sui social media; dobbiamo invece concentrarci sull'intimità con Dio, dove avviene il vero cambiamento, perché è nel segreto, lontano dagli occhi del mondo, che si costruisce la vera forza spirituale. A volte abbiamo idealizzato uomini di Dio, ma poi, quando si manifesta la loro umanità, ci crolla il mondo addosso. Dobbiamo invece fidarci prima di tutto di Dio e aggrapparci a Lui, cercando persone integre, quelle che dimostrano nel tempo la loro rettitudine. L'integrità non è solo una mentalità o una scelta, ma riguarda il nostro rapporto segreto con Dio, la Sua Parola e la trasformazione che essa opera in noi. Sapete, alcuni rimangono in modalità di esploratori, girando attorno a ciò che Dio ci promette, mentre Dio ci chiama a calcare e conquistare ogni luogo che ci ha promesso, proprio come fece con Giosuè. Anche se Giosuè aveva già messo piede nella Terra Promessa, non l'aveva ancora conquistata, perché alcune conquiste richiedono l'intera comunità, la Chiesa, non solo il singolo Pastore. Dio ci sta chiamando a passare dalla modalità di esploratori a quella di spie e conquistatori, e dobbiamo farlo tutti, senza esclusioni. Sapete, alcuni si limitano a esplorare ciò che Dio vuole darci, Lui invece desidera che abbracciamo uno spirito di conquista per rompere le strutture che il nemico ha costruito. Anche se il nemico ha occupato abusivamente ciò che è già nostro, Dio ci dà la forza di trovare i difetti nelle sue mura e farle implodere. Non importa quanto il nemico sembri aver preso terreno, o quanto Gerico sembri invincibile; Dio ci dice che niente è impossibile per chi crede. Alcuni di noi affrontano condizioni familiari che si ripetono da anni, ma Dio ci manda come spie, dicendoci che siamo la chiave per spezzare maledizioni, cambiare situazioni ed entrare nella Terra Promessa; Mosè non ci riuscì, ma Giosuè sì. Quindi, entriamo come spie nel segreto con Dio e adoriamolo; Lui trasformerà la nostra vita e tutto ciò che ci circonda.